Tra le dolci colline e i rilievi montuosi dell’Emilia si celano tesori naturali sorprendenti: formazioni rocciose dalle forme insolite, che dominano il paesaggio e attirano escursionisti e appassionati di arrampicata. Alcune sono famose e facilmente raggiungibili, altre rimangono più nascoste e offrono un’esperienza di scoperta ancora più affascinante. Qui di seguito vi presentiamo quelle più suggestive.

Pietra di Bismantova (Reggio Emilia)
Situata nel comune di Castelnovo ne’ Monti, la Pietra di Bismantova è un imponente massiccio roccioso dal profilo a forma di nave che si erge isolato nell’Appennino Reggiano. Risalente al Miocene medio inferiore (ovvero a circa 15 milioni di anni fa), nel corso dei secoli ha stupito viandanti ed è stata addirittura celebrata da poeti. Primo fra tutti Dante Alighieri, che ne fu colpito a tal punto da citarla nei versi 26 e 27 del IV Canto del Purgatorio. Sulla sommità si estende un vasto pianoro erboso da cui è possibile godere di una vista mozzafiato, mentre ai piedi sorge un eremo quattrocentesco con preziosi affreschi del XV secolo. L’area è ricca di biodiversità e offre numerosi sentieri escursionistici, tra cui il Sentiero Natura della Pietra di Bismantova, un percorso ad anello adatto a tutti che conduce alla sua sommità. Vi sono inoltre numerosi percorsi di arrampicata e due vie ferrate.

Canyon di Atticola di Vetto (Reggio Emilia)
Sempre in provincia di Reggio Emilia, nei pressi di Vetto (località nota per essere un balcone naturale sulla sponda destra del fiume Enza), si può ammirare un paesaggio inaspettato che fa pensare ad un pianeta alieno o ad uno dei famosi canyon d’oltreoceano. Stiamo parlando del Canyon di Atticola, che in realtà non è un vero canyon ma una serie di vulcanetti alti pochi metri, in una zona di affioramenti di argille ferrose colorate di rosso e di bianco che sembrano quasi sculture. È il luogo perfetto per chi cerca natura, silenzio e un’ambientazione fuori dal comune. Nella zona di Vetto ci sono numerosi percorsi naturalistici (ideali per trekking e mountain bike) che permettono di raggiungere o comunque di esplorare il territorio attorno al Canyon di Atticola.

Sassi di Varana (Modena)
In Appennino Modenese, nella località di Varana Sassi e nella vicina frazione di Pompeano (comune di Serramazzoni) sono presenti scenografici e rari ammassi rocciosi, di origine eruttiva, di colore verde scuro, tanto da sembrare quasi nere, ricchi di ferro e magnesio sulla cui superficie si sviluppa una ricchissima vegetazione. Si tratta di ofioliti serpentine scaturite da effusioni magmatiche avvenute 200 milioni di anni fa. L’ofiolite di Pompeano, su cui si erge l’omonimo castello, è attraversata da una faglia che ha formato una grotta lunga all’incirca 30 metri (aperta al pubblico soltanto in occasione della sagra del paese, il primo sabato e la prima domenica del mese di agosto). Invece, l’ofiolite di Varana è la meta ideale per gli appassionati di arrampicata sportiva.

Sassi di Roccamalatina (Modena)
I Sassi di Roccamalatina (frazione del comune di Guiglia) rappresentano senza dubbio una delle emergenze geomorfologiche più rilevanti di tutto l’Appennino emiliano-romagnolo. Si tratta di imponenti guglie in arenaria (alte oltre 70 metri) con pareti ripide in forte contrasto con il morbido paesaggio circostante. Fin dati tempi antichi (forse addirittura già durante la dominazione bizantina) hanno ospitato insediamenti fortificati. Oggi sono un sito storico di nidificazione per rapaci e di svernamento per il raro picchio muraiolo, tutelato dall’omonimo parco naturale, che si estende per 2.300 ettari a ridosso della valle del fiume Panaro. Il parco, caratterizzato da un’ampia biodiversità di habitat, offre oltre 100 km di sentieri percorribili a piedi, a cavallo o in bicicletta. Si va da semplici passeggiate a percorsi escursionistici più complessi, a cui si aggiungono brevi vie ferrate.

Salti del Diavolo (Parma)
In Alta Val Baganza, tra gli abitati di Cassio, Chiastre e Casaselvatica, si possono ammirare le spettacolari guglie dei Salti del Diavolo, un affioramento verticale di roccia che lascia letteralmente senza parole. Sono la parte visibile sopraterra di una formazione sedimentaria antichissima, si dice di età cretacica (80 milioni di anni). Il nome deriva da una leggenda, secondo la quale un monaco eremita, ritiratosi in preghiera nella zona, fu oggetto di tentazioni da parte del diavolo, che lo allettò con promesse di ricchezze e piaceri terreni. Il monaco, però, si difese mostrando un piccolo crocifisso che fece scappare il diavolo. Nella fuga, Lucifero lasciò impresse le sue orme nel terreno, dando così vita ai Salti del Diavolo. Il sito è attraversato da diversi sentieri escursionistici, tra cui la Via degli Scalpellini, il percorso che anticamente seguivano gli scalpellini per raggiungere le zone di estrazione della pietra.
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