Nell’Appennino Reggiano la varietà geologica si traduce in un caleidoscopio di paesaggi: dalle argille plasmate dall’erosione alle rocce ofiolitiche, passando per stratificazioni di gessi e arenarie. Un territorio che racconta milioni di anni di storia attraverso forme e colori in continua trasformazione. Qui vi proponiamo un percorso di due giorni per scoprire i luoghi più significativi di questo patrimonio geologico.
La prima tappa è Baiso, grazioso comune del medio Appennino Reggiano, ubicato a circa 20 chilometri dal nostro agriturismo, noto per gli spettacolari calanchi policromi che disegnano un paesaggio davvero unico. Visto alla distanza, l’abitato si presenta con una lunga schiera di caseggiati aggrappati al bordo di un vasto ed instabile anfiteatro calanchivo. Queste particolari formazioni sono il risultato dell’azione erosiva che, nel corso del tempo, ha modellato antichi strati di argille depositatisi nel Mesozoico Superiore (circa 65 milioni di anni fa). Tra i più suggestivi (e significativi dell’Emilia Romagna) ci sono quelli nei pressi della frazione di Casale, famosi per le loro variegate colorazioni (rosso mattone, rosso vinato, grigio chiaro, grigio verdastro, giallo, ecc.).
A una trentina di chilometri da Baiso si possono ammirare i Gessi Triassici della Valle del Secchia (tra Villa Minozzo, Castelnovo Monti e Ventasso). Queste rocce si sono originate nel Triassico Superiore (200-210 milioni di anni fa), grazie alla precipitazione e accumulo di sali negli ambienti di laguna marina a seguito di intensi periodi di evaporazione in climi caldi, formando le rare evaporiti. I gessi creano un paesaggio particolarmente affascinante, con fenomeni carsici sotterranei e superficiali, come gli inghiottitoi, le conche chiuse e le grotte. Una straordinaria combinazione di bellezza paesaggistica, geodiversità e biodiversità che ha portato l’UNESCO ad includerli nel Patrimonio dell’Umanità. Ai Gessi Triassici è stato anche dedicato un sentiero naturalistico che si snoda attraverso la valle del fiume Secchia.
Il secondo giorno ci porta ad Atticola, frazione del comune di Vetto a poco più di 50 chilometri dal nostro agriturismo. Qui si può osservare un paesaggio inaspettato che fa pensare ad un pianeta alieno o ad uno dei famosi canyon d’oltreoceano. Si tratta di una serie di vulcanetti alti pochi metri, in una zona di affioramenti di argille ferrose colorate di rosso e di bianco che sembrano quasi sculture. Nella zona di Vetto ci sono numerosi percorsi naturalistici che permettono di raggiungere o comunque di esplorare il territorio attorno al Canyon di Atticola.
L’ultima tappa è il suggestivo anfiteatro calanchivo del Rio Vico, che si sviluppa tra i castelli di Rossena e di Canossa. I calanchi si sono originati dal dilavamento che le acque piovane hanno provocato sui terreni argillosi degradati, i quali, privi di un’adeguata copertura vegetale, sono rimasti vulnerabili ai fenomeni erosivi. La popolazione locale li ha battezzati “cavalli magri” per via della loro particolare conformazione, che ricorda le costole sporgenti di un animale denutrito. La varietà geologica che caratterizza l’area ha portato al suo riconoscimento come geosito, oggi tutelato nell’ambito del sistema dei Parchi dell’Emilia Centrale.
Foto galleria fotografica (1) © Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano | (2) © JuzaPhoto | (3) © Parchi Emilia Centrale




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